“Per coloro che volessero un luogo nobile, riservato e tranquillo, offriamo la tavernetta: uno scantinato ristrutturato, costituito da volte a botte con mattoni a vista, ideale per riunioni di lavoro e cene private”.
Così informa il sito internet de “Il Giardinetto”.
Sul menù, nessuna sorpresa. Alla carta forse si servono anche le ostriche; altrimenti si va sulla tradizione, magari interpretata con fantasia, ma fondata su basi solide:
” Fiore all'occhiello del " Giardinetto " – informa sempre il sito ufficiale della maison - è la cucina: lo chef Daniele propone le specialità tipiche del Vercellese quali la Panissa, o un risotto con le rane, accostandole a raffinate ricette dal sapore intrigante.
Passando dalla famosa steak tartare, attraverso il pesce sempre fresco, arrivando ai dolci di mamma Renata”.
E forse proprio i dolci di mamma Renata hanno concluso la cena elettorale che l’imprenditore Roberto Bertini, della omonima impresa valsesiana, dichiara di avere pagato, per un controvalore di circa 1.500 euro. Il convivio fu organizzato, nel corso della campagna elettorale per le elezioni regionali del 2010, da Francesco Zanotti.
Sempre il Bertini, a domanda del Pubblico Ministero Daniele Pretti afferma: ”Ho bonificato 5 mila euro a Cortopassi”.
Sono due dei passaggi salienti dell’udienza dibattimentale tenutasi oggi in Tribunale a Vercelli nell’ambito del processo “Affaire Provincia”.
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L’udienza si apre con un Collegio Giudicante ed una Pubblica Accusa rinnovati rispetto a quelli che avevano disimpegnato le prime fasi processuali.
Nuovi Magistrati sono notoriamente, da qualche settimana, in forza al Tribunale vercellese e così il dibattimento vede Presidente il Giudice Antonio Marozzo ed a latere Arianna Pisano e Fabrizio Laguzzi.
Come abbiamo visto, anche l’Ufficio del Pubblico Ministero è retto dal nuovo Sostituto Procuratore.
Nell’ambito del calendario già fissato, oggi e il prossimo 12 marzo le udienze sono dedicate alla escussione dei testimoni citati dalla Pubblica Accusa: un gruppo nutrito di testi e periti, per un totale di 10 persone, delle quali 3 sentite appunto in mattinata (l'udienza si è conclusa alle 11,40)
Un quadro più preciso e comunque completo si potrà dunque delineare dopo il 12 marzo ed a maggior ragione dopo le due successive udienze dibattimentali, nel corso delle quali saranno escussi i testi citati invece dalle Difese.
Andiamo dunque con ordine.
Oggi si inizia con la deposizione del Luogotenente dei Carabinieri Romano Lavarino, all’epoca dell’indagine in forza alla Polizia Giudiziaria di Palazzo di Giustizia.
Numerose le domande, tanto del Pubblico Ministero, quanto delle Difese (per gli imputati di concussione, Francesco Zanotti ed Alberto Cortopassi) gli Avvocati Roberto Rossi e Massimo Mussato.
Andrea Corsaro ha invece assistito, come leggeremo poco più oltre, l’ex Presidente della Provincia, Renzo Masoero, ascoltato oggi in qualità di teste.
Lavarino risponde su più fronti, relativi soprattutto a chiarimenti circa le modalità di svolgimento delle indagini: si parla di rilevamenti sui computer dei Dirigenti della Provincia, così come dei finanziamenti confluiti a sostegno della campagna elettorale regionale di Alberto Cortopassi.
La dialettica tra Accusa e Difesa si appunta soprattutto sulla verifica delle modalità dei versamenti: se su conti correnti gestiti dal “terzo” responsabile del conto dedicato che la Legge prevede sia acceso per raccogliere i finanziamenti leciti e pubblici.
Il conto (questo tipo di conti, sempre per adempiere alla previsione di legge) non è gestito dal candidato, ma appunto da una figura diversa, ancorchè nominata dallo stesso, in questo caso l’attuale Assessore provinciale Massimo Camandona.
Dalla deposizione Lavarino non emergono particolari dirimenti sul punto.
Tocca poi a Renzo Masoero, che rende la propria deposizione.
L’ex Presidente della Provincia, nell’ambito di un procedimento giudiziario di poco precedente l’attuale, patteggiò una condanna a due anni di reclusione.
Ed il Pubblico Ministero (dopo una blanda eccezione in punto di diritto formulata, peraltro in forma dubitativa, dal difensore Mussato, risultata poi non fondata in atti e quindi – è parso di capire – ritirata dallo stesso avvocato) si avvale in più di una circostanza dei verbali repertoriati nel corso di quella indagine per l’interrogatorio odierno.
Sono verbali – passati quindi in giudicato – nei quali Masoero allora aveva dichiarato di essersi rivolto a Francesco Zanotti per reperire aiuti economici alla propria campagna elettorale.
Come si ricorderà, infatti, in un primo tempo fu Masoero il candidato alla Regione espresso come “secondo” di Luca Pedrale dal Pdl nella lista di candidati del partito a livello territoriale, quella in cui il candidato stesso deve ricevere le preferenze. Alberto Cortopassi era stato inserito nel “listino” del candidato presidente Roberto Cota.
E’ noto che i candidati del “listino” sono eletti (o tutti o nessuno) solo se è eletto il candidato presidente. Non hanno quindi bisogno di raccogliere preferenze.
Fu solo dopo la rinuncia di Masoero alla candidatura – rinuncia conseguente alla inchiesta – che Cortopassi si candidò anche nella lista territoriale proporzionale.
Zanotti al tempo (2010) era Assessore provinciale ai Lavori Pubblici e l’ex Presidente di Via San Cristoforo nel verbali del 2010 lo accreditava di un grande ascendente sul proprio staff tecnico, così da avere un peso anche nella aggiudicazione delle gare d’appalto.
Forse per questa ragione – sono sempre i verbali di allora, oggi confermati dal teste, a parlare – fu chiesto a Zanotti di assegnare ad imprese edili la realizzazione di “un paio di rotonde” così da propiziare l’elargizione, da parte delle medesime, di finanziamenti elettorali.
Infine, l’interrogatorio già citato di Roberto Bertini.
L’imprenditore valsesiano ammette i finanziamenti a Cortopassi, ascrivendoli tuttavia – risponde in tal senso ad una precisa domanda del Difensore Massimo Mussato – ad una più che ventennale amicizia con il candidato. Amicizia maturata anche in virtù di una consonanza di vedute politiche altrettanto remota.
Sicchè il Bertini avrebbe, sì, pagato la cena al Giardinetto e poi bonificato 5 mila euro a Cortopassi.
Ma – a domanda di Mussato, l’imprenditore risponde – senza che questi glielo chiedesse.
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