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MOTTA DEI CONTI, PER ANDARE DA RIGOMAGUS A CARBANTIA, PASSARE DAL PONTE - Riaffiora dalla acque della Sesia manufatto romano del 140 a.C. - In settimana arriva la Soprintendenza

La costruzione della strada e quindi del ponte è stata fatta risalire al 140 a.C. come lo storico caresanese Virginio Bussi aveva più volte commentato a corollario delle sue ricerche durate dal 1940 al 1970

Motta De’ Conti (g.bar.) -  La storia di un antico ponte romano riaffiora…. dalle secche del Sesia.

In questi giorni alcuni rappresentanti de La Rete (consulta per la promozione del territorio Vercellese), una delegazione della sezione vercellese di Italia Nostra e Stefano Tonetti, sindaco di Candia, comune confinante con Mantie (sulla riva sinistra del Sesia in pieno territorio lomellino ma frazione del Comune vercellese di Motta dei Conti), hanno realizzato sopralluoghi e mercoledì sarà la volta della presenza di Rosanina Invernizzi, funzionario responsabile per la tutela dei beni di età romana e medievale della provincia di Pavia per la Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia.

Come mai tutto questo interesse? Proprio perché solitamente questi reperti archeologici risultano celati sotto l’acqua che li ricopre, mentre ora improvvisamente sono visibili dal momento che il livello del fiume risulta parecchio basso: la gallery a fondo pagina con foto espanse…  

Il ponte faceva parte della via di comunicazione romana che univa Pavia a Torino passando da Cozzo e proseguendo verso Trino (l’antica Rigomagus) per raggiungere la Gallia Transalpina.

La costruzione della strada e quindi del ponte è stata fatta risalire al 140 a.C. come lo storico caresanese Virginio Bussi aveva più volte commentato a corollario delle sue ricerche durate dal 1940 al 1970, avvalendosi nel caso specifico di quanto scritto da P.Wesseling in ‘Itinerarium Hierosolimitanum’ pubblicato ad Amsterdam nel 1735.

La Sovrintendenza archeologica del Piemonte, sia nel 1983 che nel 1987 era intervenuta per verificare i reperti situati nell’alveo del fiume all’altezza di Mantie.

Oltre a grandi blocchi di pietra che si trovano al centro del corso d’acqua e che costituivano un pilone del ponte, aveva scoperto sia sulla sponda sinistra che sulla sponda destra una serie di ‘palificate’ immerse, riuscendo così a identificare l’esatto posizionamento del ponte che era probabilmente costituito da parecchie arcate. Altri storici locali erano spesso intervenuti. Oltre al già citato Bussi, il ricercatore trinese Silvino Borla aveva recuperato una lastra di granito situata su una spalletta del ponte sulla quale appariva il bassorilievo di un cavallo rampante posto ad ornamento con evidente carattere monumentale.

Resta ancora il mistero dell’esatta ubicazione di Carbantia e Ad Medias, che si trovavano sulla strada romana per Rigomagus e che non dovevano essere distanti dal ponte di Mantie.

Intanto la Società Storica Vercellese, presieduta da Giovanni Ferraris, sta preparando la pubblicazione degli atti del convegno "Paesaggi fluviali della Sesia": conterranno anche notizie e studi sul ponte romano di Mantie.

Nel Comune di Motta dei Conti verrà prossimamente organizzata una conferenza relativa alla storia del ponte.