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TRIPPA PER I GATTI / 395 - La sconfitta di Hillary ha una spiegazione - La First Lady ingaggia tre Guru delle campagne elettorali: Gian Paolo Dedominici, Giovanni Corgnati, Gabriele Molinari - Ragionamento ardito - Ora è tardi per rimediare

Appuntamento tra quattro anni

C’è amarezza.

 

Nel quartier generale di Hillary Clinton non nascondono lo sconforto.

 

Una vittoria – quella di Donald Trump, che tutti gli allibratori davano per impossibile.

 

Come se si trattasse di un referendum tipo quello tra Gesù e Barabba, con i bookmakers ad orientare il risultato.

 

Perché così doveva essere.

 

Invece Trump ha vinto ed in molti ora si domandano cosa non abbia funzionato nella macchina organizzativa e mediatica scesa in campo a sostegno dell’ex  ( e confermata ) First Lady.

 

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C’è chi pensa anche ai complotti: da quello degli gnomi che governano il mondo finanziario.

 

A quello delle portatrici ( e per estensione, tutti i portatori, uomini  e donne: milioni e milioni di elettori ed elettrici ) di corna, che non hanno mai gradito tutta questa sovraesposizione della categoria, la ribalta.

 

Per ora però nessuno indaga fenomeni fino ad ora celati dal riserbo: una condizione, la riservatezza, che non ha più retto, quando i primi dati reali sono affluiti ai computer e tutti hanno incominciato a domandarsi come fosse stato possibile che l’impossibile accadesse.

 

Perché le più recenti manovre poste in essere dallo staff della Candidata non erano certamente state  sbandierate ai quattro venti.

 

E va bene la trovata di Madonna che prometteva una sorta di voto di scambio tutta orientata alla satisfazione di memorie mai sopite di Monica.

 

E va bene che Matteo Renzi e persino Roberto Benigni si erano spesi con Obama e famiglia.

 

Va bene tutto, ma pochi hanno notato – e sarebbe stato difficilissimo, poiché avevano abbondato con le cortine fumogene – che non tutti gli italiani del corteo renziano erano rimpatriati.

 

Tre sono rimasti là perché qualcuno tra i Guru di Hillary aveva captato informazioni in Italia ed aveva così deciso di reclutare tre veri fenomeni nella regìa elettorale.

 

***

 

Solo quando saranno un po’ decantate le cose sarà possibile una vera e propria ricostruzione storica, ma al momento accreditati rumors danno già un’immagine tutto sommato attendibile dei movimenti.

 

Dunque bisogna sapere che  persino negli States erano rimasti impressionati dall’ esito delle elezioni per il Presidente della Provincia di Vercelli.

 

Come avesse fatto il Pd a perdere tutto, avendo tutto in mano, era un fatto anche per gli analisti di Washington misterioso.

 

Da qui – forse – il progetto, ardito, ma non privo di qualche fondamento logico: chi è stato capace di tanto, potrebbe specularmente raggiungere un risultato opposto.

 

Cioè, cerchiamo di esemplificare.

 

Se, volendo andare a Torino, imbocco a velocità folle, a Rondissone, l’autostrada in direzione Milano, in prima battuta non raggiungo l’obbiettivo.

 

Ma dimostro che so raggiungere comunque “un” obbiettivo, in breve tempo, con metodo, rapidità, precisione, fredda determinazione.

 

Insomma, si tratta solo di orientarmi nella giusta direzione e poi vado come un razzo.

 

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Ragionamento che, sulla carta, non fa una grinza.

 

Sicchè il Guru di Hillary arriva qualche settimana fa in Italia e prende contatti con Giampaolo Dedominici, Gabriele Molinari e Giovanni Corgnati.


A loro volta, tre Guru che più Guru non si può.

 

Quale trattativa si svolga, quali variabili entrino in gioco, non possiamo saperlo.

 

Ma è chiaro che la proposta deve essere sembrata persuasiva ai tre.

 

Invano – dicono – il simpatico Dedo avrebbe, onestamente, fatto presente che il proprio score era già comunque tutto negativo (elezioni di Rossa comprese) ma il Guru non dev’essersi piegato.

 

Del resto, quando in USA prendono una decisione non è come qui da noi, che la discutono in una Camera, poi nell’altra, prima a Montecitorio, poi a Palazzo Madama: una cosa macchinosa, pesi e contrappesi, democrazia complessa.

 

No, la decidono e basta.

 

 

***

 

Sicchè i tre si imbarcano, volano negli States, ma non presenziano più di tanto alle cerimonie della Casa Bianca: si posizionano direttamente al quartier generale della Clinton.

 

Ed iniziano  con lena il loro lavoro.

 

Riprendono in mano una macchina elettorale fino a quel momento affidata a dilettanti.

 

Fino a ieri, erano convinti di vincere, come se invece di Donald Trump ci fosse ancora Carlo Riva Vercellotti.


C' è anche chi ascrive l'insuccesso al fatto che nessuno abbia pensato di associare al gruppo un quarto - forse importante - pilastro, ....... ..... , ma ormai è tardi per recriminare.

 

Oggi rientrano in Italia e forse prima in se stessi.

 

Li intervisteremo.

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