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VANNO AVANTI CON IL SORRISO, ALLEGRI E FREMENTI - Dopo l'Assemblea Nazionale del Pd, ipotesi di scissioni e una possibile rampa di lancio - Se il Sindaco andasse alla Camera, la Giunta in mano a Paola Montano per un anno

E’ ancora un po’ tutto per aria, peraltro e quindi si lavora anche un po’ di fantasia, almeno fino a che non saranno ferme le bocce della Legge elettorale.

( g. g. ) - “Si va avanti con il sorriso, allegri e frementi”.

 

Matteo Renzi chiude così, citando Joseph Conrad ( Linea d’ombra ), l’Assemblea Nazionale del Pd che porterà alla pressoche certa secessione di una parte del partito.

 

E già la citazione di Conrad ( la prossima volta magari toccherà a Truman Capote, così per cambiare ) lascia intuire che la radice del Pd affondi dove può: forse in ambiente direttamente idroponico.

 

Segni, anche questi, dei tempi.

 

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Ma lasciamo ai notisti di politica nazionale l’incombente di capire l’inespresso e forse l’inesprimibile e tentiamo invece – è il nostro quotidiano cimento – di comprendere e decifrare se e come la scissione possibile del Pd abbia ricadute e quali sul quadro politico vercellese e valsesiano.

 

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Andiamo, come sempre, con ordine.

 

Intanto, guardiamo alle forze in campo.

 

Sono sostanzialmente quelle che avevamo “fotografato” nel nostro articolo di qualche giorno fa.

 

Leggi anche:

 

https://archivio.vercellioggi.it/dett-news?id_portale=2&id=71729

 

Il momento è di tensione statica e per varie ragioni.

 

La maggioranza in Comune di Vercelli è praticamente ostaggio del diciassettesimo voto, a prescindere da chi sia ad alzare o non alzare, di volta in volta, la mano.

 

In realtà, chi può permettersi di farlo davvero – alzare o non alzare – non sono poi molti.

 

Sono quelli che non hanno più interesse ad essere candidati la prossima volta.

 

Che potrebbe essere nel 2019 oppure anche prima, come vedremo tra breve.

 

Uno che molto probabilmente passerà la mano – si è più volte espresso in questo senso – è proprio il numero due dell’Amministrazione Forte, Emanuele Caradonna, storico leader dei socialisti in terra eusebiana.

 

La definizione delle legittime aspettative di Caradonna è, peraltro, assai semplice e prossima: per lui è già preparato da tempo lo slot nel board di Atena Trading e – non appena passata la votazione sul bilancio di previsione – il posto sarà suo.

 

L’attesa  di qualche riconoscimento in Atena è del resto più che fondata da parte dell’ex Presidente del Consorzio dei Comuni.

 

Presidenza che risale al 1990, ma che comunque resta un titolo.

 

Perché – corsi e ricorsi storici? – Caradonna non è nuovo all’impegno di assicurare il voto decisivo per tenere in piedi una maggioranza.

 

I meno giovani ricorderanno quella calda Estate dell’anno 1990.

 

Dc e Psi dovettero fare i conti con i dissidenti della Democrazia Cristiana.

 

Quattro Consiglieri Comunali che, per protesta, si rifiutavano di votare la Giunta del Sindaco Fulvio Bodo.

 

Protestavano perché il politburo di allora voleva mettere in Giunta a Vercelli un Assessore che aveva da poco rimediato un rinvio a giudizio per reati contro la Pubblica Amministrazione.

 

Sarebbero così mancati i 21 voti, senonchè in soccorso della maggioranza di Fulvio Bodo vennero, appunto, i socialdemocratici con Emanuele Caradonna.

 

Primo escluso tra i socialdemocratici che in Consiglio avevano eletto Ferruccio Zanetto.

 

Ma il noto Medico vercellese di sostenere la Giunta Bodo non ne voleva sapere.

 

Si dimise e subentrò proprio Caradonna che invece appoggiò. Poi il riconoscimento politico fu la Presidenza del Consorzio dei Comuni.

 

Con loro anche il liberale Carlo Albricci, che forse aveva ricevuto l’ispirazione sotto la volta stellata di qualche officina massonica.

 

Maggioranza risicata, di uno – allora i Consiglieri Comunali erano 40 – che però funzionò egregiamente.

 

Anche allora andarono “avanti con il sorriso allegri e frementi”.

 

Ma ecco cosa poteva scrivere il foglio di critica politica “La Risposta”, edito per due soli numeri, prima di essere seppellito dalle querele:”Chiede e ottiene la staffetta in Assessorato con Albricci (fra due anni ne vedremo delle belle) la Presidenza del Consorzio dei Comuni, la Presidenza di una grande Municipalizzata, e l’Assessorato in Provincia per Fiorenzo Tasso”.

 

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Era l'Estate 1990. Andarono anche allora avanti “con il sorriso allegri e frementi”.


Per un po’.

 

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Ma ora è il momento di vedersi riconoscere l’impegno del Pd, assicurato il 13 dicembre 2015 quale doverosa contropartita politica  per sostenere l’operazione Atena – Iren.

 

Si votò il successivo giorno 17, ma la domenica precedente non passò invano, sicchè si acquisì non tanto o non solo l’impegno per il voto di Cambia Vercelli, ma soprattutto l’autorevole via libera del leader: perché i voti – come insegnava Enrico Cuccianon si contano soltanto, si pesano.

 

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Dunque lo slot in Atena Trading è un po’ il minimo che si possa deferire alla correttezza dei rapporti tra forze politiche.

 

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Poi ci sono un po’ tutti quelli che invece, per un motivo o per l’altro, pensano di volersi ancora candidare nel 2019 o giù di lì.

 

Perché?

 

Perché così a loro piace e quindi è più che legittimo che così avvenga.

 

A costoro il Politburo del Pd sta dicendo qualcosa come: guardate, Signori cari, che se fate casino oltre il limite, nel 2019 non vi candidiamo più.

 

E allora questi – diciamocelo – se la fanno addosso e stanno quieti.

 

Perché i renziani vercellesi non sono poi diversi da quelli romani e soprattutto da Renzi stesso.

 

Dicono qualcosa come: guardate, intanto la Giunta non si tocca fino alla fine.

 

E’ come un bon bon.

 

E’ un peccato toccare una equipe così efficiente, sagace, volitiva, lungimirante, capace.

 

Quindi, non rompete i marrons e pedalate, se no non vi candideremo nemmeno.

 

E loro ci stanno. Abbozzano.

 

Nel timore di prenderlo in quel posto nel 2019, incominciano a prenderlo in quel posto già ora.

 

Arriveranno preparati.

 

Questione di continuità nell’impegno.

 

Senza – per dir così – afasie.

 

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La variabile ora potrebbe essere rappresentata proprio dal fatto che – costituendosi una nuova forza di sinistra, la candidatura potrebbero rimediarla proprio lì in quella compagine di cui il Politburo, per essere certo della conferma di Maura Forte, qualche bisogno l’avrebbe.

 

Perché  - a proposito della conferma del Sindaco – se ne possono dire tante: che ci penseranno i poteri forti, che ci penseranno i mondi vitali, che ci penseranno i corpi intermedi.

 

Ma se non ci penserà il Pd in fondo non è che tutti questi pensieri poi possano fare più di tanto.

 

Che, appunto, deve prima di tutto pensare a raccogliere i voti.

 

Sicchè tutto viene “a taglio” – dicevano le nostre nonne – anche le unghie da pelare l’aglio.

 

E figuriamoci come verrebbe a taglio una seconda forza di sinistra.

 

E se in quella forza fossero candidati i rompicoglioni che fossero in candidabili nel Pd pazienza.

 

I guai – ma a ciascun giorno la sua pena – salterebbero comunque fuori per il dopo, per la costituzione (se il Pd fosse di nuovo vincente) di una Giunta Forte II.

 

Unica certezza: Assessore al Bilancio Marco Ricciardiello.

 

Prefiero la muerte que vivir sin verte.

 

Il commercialista vercellese e santhiatese ora membro del CdA in Casa di Riposo ( dove peraltro Dio solo sa quanto occorre un bravo Commercialista ) è l’unico certo già ora di entrare in Giunta nel 2019.

 

Poi sarebbe il tutti contro tutti.

 

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Quanto andrà avanti la Giunta Forte Uno?

 

Ecco, questa è una variabile in divenire.

 

Ma non per la banale ragione rappresentata dal fatto che possa mancare o non mancare un voto.

 

Molto dipende da come uscirà dalle Camere la nuova Legge elettorale per il Parlamento.

 

Ma – di nuovo – andiamo con ordine.

 

Bisogna infatti sapere che è molto più di una ipotesi il “decollo” del  Primo Cittadino verso Montecitorio.

 

Ma al Primo Cittadino non si può imputare né ingenuità né imprudenza.

 

Sicchè, se resteranno i posti nel “listino”, cioè i sei o sette sicuri per ciascun partito, con i candidati designati dalle Segreterie, è assai probabile che uno di questi sia proprio per Maura Forte.

 

Che invece non si vedrebbe perché dovrebbe andare a rischiare nella corsa alla preferenza in zona proporzionale, anche se in un collegio piccolo.

 

O addirittura uninominale, ma con il Pd in trend discendente.

 

E’ ancora un po’ tutto per aria, peraltro e quindi si lavora anche un po’ di fantasia, almeno fino a che non saranno ferme le bocce della Legge elettorale.

 

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Si apre comunque il problema deroghe.

 

Di che si tratta?

 

E’ materia per addetti ai lavori, ma conviene incominciare a pensarci.

 

Nel Pd (ammesso che esistano ancora regole) vigono queste preclusioni.

 

Intanto, un Parlamentare non può essere candidato per più di tre mandati.

 

E sarebbe il caso – nel 2018 – dell’On. Luigi Bobba, salvo deroghe.

 

Ma anche: una personalità che abbia già una carica, non può essere candidata al Parlamento

 

E sarebbe il caso di un Sindaco di Capoluogo di Provincia oppure di un Consigliere Regionale.

 

Come appunto il Primo Cittadino di Vercelli, che nel 2018 sarebbe ancora in carica.

 

Quindi non candidabile dal Pd, salvo deroghe.

 

Che potrebbero però arrivare (le deroghe) perché in fondo ad un Pd magari amputato di un’ ala secessionista, farebbe bene candidare un Sindaco, per di più donna, per di più alta in graduatoria de “Il Sole24Ore” tra i Sindaci con indice di gradimento.

 

Per di più che si è fatta un sacco di meriti nel Pd regionale.


Perché è chiaro che se al cantiere di Amazon lavora l'impresa Techbau al potente Aldo Reschigna non può che fare piacere.


Così come se Novacoop porta a casa l'operazione Area Montefibre, di nuovo fa piacere un po' a tutti nel Pd regionale e nazionale.


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Quindi, per quanto riguarda le candidature, sarebbe tutta da giocare e bisogna vedere se l’On. Bobba abbia poi tutto questo interesse a farsi crescere ulteriormente in casa il principale concorrente.

 

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In caso di decollo alla Camera del Primo Cittadino, non si pensi che le cose siano poi così pacifiche.

 

Perché la Giunta non cadrebbe, in seguito alle dimissioni (inevitabili, queste per Legge e non per regole di partito, sempre derogabili) del Sindaco.

 

La Giunta andrebbe avanti fino alla scadenza naturale, guidata dal Vice Sindaco, cioè (se fosse oggi) da Paola Montano.

 

***

 

E qui le cose si complicano.

 

Perché c’è già chi pensa – in caso di elezione di Maura Forte – di dotare gli uscieri di Palazzo Civico di Kalasnikov con l’ordine di abbattere a vista gli Assessori superstiti.

 

Sarebbe – dicono i responsabili – come una scolaresca senza Maestra.

 

Ma  a ciascun giorno la sua pena.

 

Per ora vanno avanti “con il sorriso, allegri e frementi”.

 

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