Dal Garibaldi al Bislakko, da 40 anni la famiglia Saggia protagonista della ristorazione from Guido Gabotto on Vimeo.
La famiglia Saggia non si
arrende mai.
Qualche ricordo affiora alla mente nel
giorno in cui si compiono i 40 anni di un’iniziativa imprenditoriale, nel non
facile segmento della ristorazione e poi dell’accoglienza alberghiera.
Il compleanno è stato festeggiato
giovedì della settimana appena conclusa.
Ecco i ricordi.
Ci fu un tempo, tra il 2002
ed il 2003, in cui il Comune di
Vercelli decise di eseguire opere che avrebbero interessato tutto il Corso
Thaon de Revel, l’arteria dei Cappuccini.
Due anni di lavori.
Finì per crollare anche il
ponte mobile gettato sulla Rentiva.
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Due anni, che si sarebbero
potuti ridurre di molto se – ad esempio –
qualcuno avesse pensato di introdurre nei capitolati d’appalto proposti alle
Ditte concorrenti per l’esecuzione delle opere, di lavorare su più turni al
giorno, festivi compresi.
Non è una cosa né disumana, né mai
vista: sulle Autostrade si lavora anche seguendo una turnazione notturna.
Ma qualcuno avrebbe dovuto pensarci.
E come fa a pensare – quel qualcuno –
che tenere una strada chiusa due anni significa mettere in ginocchio le
attività commerciali di un intero quadrante?
Come fa, se per principio sembra
avercela con le attività private?
Degli odiati (forse più disprezzati, che
odiati) commercianti?
Sicchè si udivano anche sibilare
supponenti panzane, come apoftegmi distillati da saccenti irresponsabili: l’interesse
collettivo (avere la strada a posto: poi se sei un incapace, che non sa
neanche fare un ponte che tenga, pazienza) deve prevalere su quello
individuale.
Leggasi: se le attività commerciali
chiudono sono affari loro.
Rischio d’impresa.
Come se il rischio d’impresa
potesse anche contemplare l’eventualità che vi
siano ignoranti che non sanno nemmeno come si redige un capitolato d’appalto
per lavori in aree da tutelarsi, appunto, nell’interesse generale.
***
Perché queste memorie, oggi
che si festeggiano i 40 anni del
Ristorante Garibaldi, poi Bislakko, poi l’Hotel a 4 stelle, ai Cappuccini?
Perché non rintuzziamo l’intrecciarsi di
ricordi personali che, per una volta, lasciamo facciano capolino.
***
Perché in quei due anni, appunto, per arrivare
al Garibaldi, con tutta la strada chiusa per chilometri, chiusa sia arrivando
da Casale, sia arrivando da Vercelli, bisognava avere una conoscenza
satellitare di tutte le stradine capillari periferiche, come solo può avere uno
nato, cresciuto a Vercelli, ma non solo: abituato, dai 12 anni fino all’arrivo
della sospirata Motobecane 125 bicilindrica due tempi, a girare tutta la città
in bicicletta.
Però, se il sabato sera volevi portare
la tua futura moglie in un posto dove si mangiasse bene, al Garibaldi eri
sicuro di fare bella figura.
Due anni in cui – il sabato sera – non
di rado c’era un solo tavolo: il tuo.
Massimo due: nell’altro Ottavio Pisani.
E tu a dire, perché così assicurava
anche la tua futura metà: pensate che se, una famiglia come la vostra, con il
mestiere che avete voi nelle mani, avesse un ristorante in qualsiasi città
della provincia di Cuneo, sarebbe sempre pieno.
Perché in provincia di Cuneo la gente ha
il palato fine e sa premiare.
E, invece, quella strada chiusa
condannava al deserto e dovevi sentire pure gli apoftegmi degli irresponsabili.
Papà Renzo, mamma Luciana e due figli,
per uno o due tavoli il sabato sera.
Eppure andarono avanti e si cementò
anche un’amicizia, perché subito restammo ammirati di quella mite ostinazione:
non mollarono.
Essendo così in pochi, non era nemmeno
difficile chiacchierare, non di rado in compagnia.
Sicchè una sera – non ricordo nemmeno
quale fu l’occasione – con Renzo il discorso prese la piega dello sviluppo nel Mondo,
che è purtroppo anche storia di sottosviluppo.
E mi venne in mente: pensa, Renzo,
che comunque, mentre a noi non manca niente, oggi un miliardo di persone nel
Mondo non ha mangiato e non mangerà nemmeno domani.
Purtroppo il dato – dal 2002 ad oggi –
non è migliorato.
Mi colpì la risposta di Renzo: e noi che
abbiamo mangiato non siamo migliori di loro, perché se fossimo migliori, anche
loro mangerebbero.
Parole che mi sono rimaste scolpite nella
mente.
***
La strada finalmente riaprì ed il
Ristorante incominciò a lavorare come e più che se fosse stato trapiantato in
provincia di Cuneo.
Poi arrivò l’hotel: un’idea a misura di
città, sempre compiendo un passo dopo l’altro, con metodo, prudenza, ma
determinati ad andare avanti.
Insomma, ci fa davvero piacere
festeggiare questi 40 anni, parte dei quali condivisi.
Oggi con la famiglia, ad apportare un
rilevante contributo professionale, ma forse soprattutto di gusto per la
ricerca, c’è anche il giovane Alberto Quadrio (lo ascoltiamo nel filmato
illustrare il “progetto” del Panettone Bicciolano) affermato Chef in Francia,
che si unisce alla “Squadra” Bislakko, davvero animata da tanti giovani che
vogliono crescere nella professione.
Ecco, con il filmato che abbiamo già
pubblicato, la gallery della giornata.