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ATENA IREN, ANNO NUOVO VITA VECCHIA - E attenzione ai giochini sulla differenziata - Nessuna risposta alla mozione consiliare del 24 novembre - Tucci sempre Ad - Mentre la richiesta di dimissioni di Baraggioli non è neppure presa in considerazione

Ma resta sempre la soluzione di vendere tutto e recuperare un bel po' di soldi

Anno nuovo, vita vecchia.

Qualche cittadino si sarà chiesto come mai, nelle Feste di Natale, la città sia stata un po’ più pulita, il sedime attorno ai cassonetti finalmente libero da rifiuti lasciati lì – è vero – da persone responsabili di comportamenti poco civili, ma rimuovere è comunque il lavoro di Atena.

Prima di procedere, preghiamo il Lettore che abbia desiderio di approfondire questi temi, di volersi cortesemente munire di un supplemento di pazienza: non sarà un’esposizione breve e – proprio in virtù di una completezza di argomentazioni – ci auguriamo però che sia almeno chiara.

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Si conceda una breve digressione, prima di riprendere poco più oltre il discorso.

Educare è compito delle famiglie e – eventualmente – delle Istituzioni che devono certamente promuovere buone pratiche, sanzionando quelle censurabili.

Si tratta di collocare (e soprattutto usare) più telecamere di sorveglianza, organizzare momenti formativi e, insomma, tutte le cose che competono alle Istituzioni.

Ma Atena deve pulire.

E’ pagata per questo: 9 milioni di euro l’anno. Senza gara d’appalto, senza mettere a confronto la propria offerta con il mercato.

Lo dice il contratto stipulato con l’Amministrazione nel 2003 e che poi fu prorogato fino al 2028 da questa Amministrazione nel 2014, come primo regalo quasi anticipatore di quelli futuri: infatti la maggioranza delle Azioni non era ancora stata svenduta ad Iren.

Quindi – passò la tesi, già allora opinabile, peraltro – secondo cui: è un regalo che io Comune mi faccio da solo, visto che ho il 60 per cento della società e ne sono l’azionista di controllo.

Ma qualcuno già stava progettando il pacco: svendere a Iren la quota di maggioranza del capitale sociale.

Sicchè quel regalo ora è al 60 per cento di Iren.

Ma c’è – come si vedrà più oltre – rimedio.

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Tornando alle pulizie che – passata la Festa… - ricominciano ad essere quelle di sempre, possiamo concludere che non sia qui allitterabile lo slogan “educare, non punire” di irenica pedagogia, in quello di “educare, non pulire” cui pure si era dato fiato nei mesi estivi.

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Ma andiamo con ordine.

Cosa è successo durante le Feste di Natale e fino all’Epifania?

E’ successo che Atena ha dato ore di lavoro in più alla coop. Andremeda e così gli Operatori della coop. hanno pulito di più e meglio.

Tre le ragioni possibili.

La prima è che ormai si rendono conto di avere tirato la corda: si ha un bel dire che Atena fa utili.

Ma se gli utili derivano dal fatto che non si sostengono i costi per pulire come si deve e, dall’altra parte, i ricavi sono invece quelli assicurati dal contratto, son buoni tutti. E di questi utili Iren si prende il 60 per cento.

La seconda è che nessuno si fida più di come il Comune regge il rapporto con Iren e quindi bisogna un po’ ripulire non solo la città, ma anche l’immagine dell’Ente.

La terza è che bisognava compensare con Personale della coop. alle assenze per ferie di quello aziendale.

Quindi la giulebbe è durata fino alla Befana.

Il contratto è stato finalmente applicato.

Ma ora pare proprio si stia tornando alla dimensione “feriale” del rapporto: si lascia la roba per strada più giorni.

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Oggi l’emporio di #ciutitucci offre già queste perle nella “solita” Via Testi.

Perché “solita”?

Perché via Testi è la prova provata di come non stia in piedi il primo postulato del Teorema dell’Oriundo: finchè ci saranno i cassonetti, ci sarà sempre l’immondizia per strada.

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Proprio in Via Testi e nel punto dove ora si vede l’offerta di #ciutitucci per oggi 9 gennaio, i cassonetti ci sono stati – e con essi gli abbandoni non conformi – finchè non li hanno (chissà perché?) rimossi dopo il recente tracciamento delle (e ridiamo) parodie di piste ciclabili.

Ebbene, confutando il postulato, si vede benissimo che la rimozione del cassonetto in nulla può per contrastare le cattive abitudini.

Gli abbandoni irregolari sono esattamente “conferiti” dove prima c’era il cassonetto.

Ora Atena deve rimuovere anche senza cassonetto: lo dice il contratto.

E sul contratto e la sua corretta applicazione deve vigilare il Comune, che è il Contraente esposto per oltre 9 milioni di euro.

E’ una precisa disposizione dettata dall’Aula del Consiglio Comunale alla Giunta il 24 novembre scorso, quando passò con 19 voti a zero la mozione di censura ad Atena Iren.

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La Giunta ha adottato l’Atto di indirizzo che incarichi i Dirigenti competenti di predisporre le idonee relazioni richieste dal Consiglio?

Per ora non risulta ed è un punto ulteriore di frattura dei rapporti tra Esecutivo ed Aula che presenta tanti rischi.

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Anche la seconda importante istanza votata dal Consiglio ( vedere un Piano Industriale con un capo e una coda ) con la mozione è stata – a sentire i malumori dei Consiglieri – sostanzialmente disattesa: invece di una serie di impegni, una sequela di “forse”, “non dipende da noi”, “quando avranno deciso” e via discorrendo.


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Non è fuori luogo ricordare come, in quel nefasto 17 dicembre 2015, quando il Consiglio Comunale votò la sostanziale dismissione dell’Azienda a beneficio dei nuovi padroni di Iren, alcuni Consiglieri il cui voto era decisivo si espressero favorevolmente a due condizioni: investimenti aziendali per 147 milioni di euro secondo il Piano Industriale allegato alla delibera e 80 nuovi posti di lavoro.

Che i più intesero come occupazione aggiuntiva, mentre ora si viene a sapere che si intendeva anche la copertura del turn over: quindi nuovi nel senso che sostituiscono i vecchi.

Se oggi dunque non c’è quasi più nessuno (forse alcuni “giapponesi” del Pd che stanno sull’atollo nel Pacifico) che ripeterebbe quell’errore, resta il fatto che l’errore c’è.

Anche in questo caso, vedremo più oltre che non sia irrimediabile.

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Ma ora si pone all’orizzonte il vero e proprio “affare serio” della raccolta differenziata.

Argomento sul quale pure il Consiglio, nella stessa seduta del 24 novembre, è stato assai chiaro dettando alla Giunta la prescrizione:

Coinvolgere attivamente la I e la V commissione nel processo di programmazione, attuazione e gestione di un moderno ed efficiente servizio di raccolta differenziata, fornendo ai membri e ai capigruppo un piano economico-finanziario e attuativo, che riguardi anche le modalità di attuazione”.

Quindi è ovvio che il processo di coinvolgimento deve essere compiuto “prima” che la Giunta deliberi e non “dopo”, se no non è più coinvolgimento.

Si tratta di prendere atto che il Consiglio ha sostanzialmente – in ordine ai rapporti con Atena Iren – commissariato l’Esecutivo.

Nessuno ( o pochi ) si fida più del modo di trattare tra Comune e Iren fino ad ora appannaggio di (troppo) pochi i quali hanno sostanzialmente calato le brache comunali: senonchè le brache non sono le loro, ma dei cittadini.

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E – a sentire i rumors degli ultimi giorni – pare proprio che si voglia continuare, ma questa volta con qualche fantasioso stratagemma in più.

Vediamo quale potrebbe essere.

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Intanto, la parte comunque “buona” della notizia.

A differenza di marzo scorso, quando Atena reclamava almeno 700 mila euro l’anno in più per passare alla raccolta differenziata, ora ne vorrebbe meno, sembra 150 mila.

Ma non si sa ancora per “cosa”, perché nessun Consigliere ha ancora ricevuto un solo foglio di carta sul progetto.

E quindi, non si vede come si possa ottemperare alla prescrizione che deve vedere coinvolte le Commissioni.

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Ma in ogni caso è chiara la posizione dei Consiglieri che non sono più disposti a trattative con elevato contenuto economico tra Comune e Iren, semplicemente modificando contratti esistenti.

E’ una materia un po’ complessa, ma vediamo di rappresentarla per grandi sintesi.

In primo luogo: si sa che si sta parlando di un contratto (raccolta rifiuti) del 2003 e poi via via aggiornato.

L’ultima modifica – la durata – come detto, fino al 2028, nel 2014.

Si tratta di modifiche apportate ad un contratto tra Comune ed Atena, quando quest’ultima era a maggioranza comunale.

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Ora invece il Comune è in minoranza (40 per cento del Capitale Sociale) mentre il Socio controllante è un privato che persegue il fine del lucro (Iren) non certo la tutela dei cittadini vercellesi.

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Sicchè vi è chi dice: qualsiasi modifica del contratto con un privato non è sostenibile, tanto meno con proiezioni di durata addirittura decennali.

Quale allora l’unica strada possibile?

E’ una strada difficile, ma altrettanto difficilmente bypassabile seguendo illusorie e pericolose scorciatoie.

Si tratta di seguire questo semplice e naturale ragionamento che dice più o meno così: se il contratto del 2003, poi aggiornato, prevede un certo tipo di raccolta, è chiaro che passare alla differenziata voglia dire, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista del rapporto con gli Utenti, i cittadini, sia ancora dal punto di vista economico, modificare sostanzialmente e radicalmente quelle vecchie intese.

Che, del resto, Atena ha sempre detto non fossero convenienti per l’Azienda.

Cioè si è sempre detto: la raccolta rifiuti non genera utili.

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Allora saremmo in presenza di un contratto obsoleto, datato, anacronistico, gravato di oneri non più gestibili da ambo le Parti.

La strada più lineare e trasparente è quella che vuole entrambi i Contraenti procedere a quella che si chiama “risoluzione anticipata con mutuo consenso”.

In pratica – in questa, come qualsiasi altra fattispecie contrattuale – si dice: non ci sono più le condizioni per le quali era stata perfezionata questa modalità contrattuale.

Ne prendiamo serenamente atto, nelle reciproca buona fede.

Del resto, si è sempre detto che questo contratto per l’Azienda non conviene.

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Cosa succede dopo?

Succede che il Comune è libero di indire una gara d’appalto per un nuovo servizio di raccolta differenziata, gara alla quale può naturalmente partecipare anche Atena.

E allora si vede cosa può dire il mercato in ordine al prezzo che il Comune è tenuto a pagare.

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Il rischio che in questa fase si profila, invece, è quello della furbata.

Perché è persino possibile che, nella determinazione delle nuove tasse, il Comune (prima la Giunta, poi toccherebbe al Consiglio approvare o no) possa dire: guardate Signori Cari, non vi aumento la Tari (cioè la tassa rifiuti).

Ohibò! Ohibò! – esulterebbero i superficiali – che bello! Che bello! – avallerebbero i garruli.

Ma invece, con scorno di garruli e superficiali, un conto è non aumentare la Tari, cioè il costo diretto per i cittadini.

Un altro conto è non aumentare la Tari ma poi, come Comune, riconoscere comunque 150 mila euro l’anno (o anche un euro, non è questo il problema) ad Atena come maggior corrispettivo per il servizio.

Sui dieci anni di contratto restanti sarebbe un milione e mezzo di euro.

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E chi si contentasse di leggere il titolo del libro, senza andare oltre, potrebbe dire: ma se non aumenta la Tari per i cittadini, facciano quello che vogliono, a noi cosa importa?

Invece no, importerebbe, perché se fosse vero che il Comune non aumenta la Tari, ma in qualche maniera riconosce 150 mila euro in più ad Atena, vuol dire che quei soldi non li prende dalla Tassa diretta, ma li distoglie da altri capitoli.

Che quindi sarebbero compensati con altre e diverse entrate tributarie, ma uscirebbero sempre dalle tasche dei cittadini.

Ovvero li recupererebbe spendendo meno per i servizi erogati al cittadino e quindi sarebbe sempre il cittadino a rimetterci.

Come si dice alla Bocconi ( bocconi di pane e salame, si intende ):  “ciapa da chi, büta da là”

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Sin qui le cose tecniche.

Si apre poi il campo di quelle politiche, le quali hanno occupato in verità ben poco le attenzioni della Giunta dal 24 novembre in poi.

Perché da allora, nessuno pare abbia pensato di dire ad Iren qualcosa come: guardate, cari Consoci di Iren, non è mai successo in 40 anni di Consiglio Comunale che l’Aula censurasse così pesantemente l’Azienda (prima Aasm, poi Atena).

In qualsiasi altro contesto, se il Socio avesse preso una posizione così netta, come minimo si sarebbe proceduto alla sostituzione dell’Amministratore Delegato.

Del resto, è anche sempre la prima volta in assoluto che un gruppo di cittadini deve promuovere una class action per avere un po’ di decoro nelle strade.

Insomma: non è che Atena sia una Squadra di calcio, ma la sostituzione dell’Allenatore è quasi d’obbligo.

Tanto più che l’Ad Fabrizio Tucci non è che perderebbe il posto: sarebbe semplicemente mandato a ricoprire altro incarico in Iren.

Ma pare proprio che – da un lato – un siffatto discorso non sia stato pronunciato, né tanto meno scritto dal Comune a Massimiliano Bianco e Paolo Peveraro, rispettivamente Ad e Presidente di Iren.

E se mai – dall’altro lato - qualche timido e flebile sussurro in tal senso si fosse effettivamente levato, non avrebbe ricevuto risposta diversa da quella resa dal dantesco e pittoresco capo manipolo dei diavoli, quel Barbariccia di cui il Vate racconta:

« Ed elli avea del cul fatto trombetta. »

( Inferno - XXI, v. 139)

 

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A tutelare l’onorabilità del Consiglio Comunale ci hanno quindi dovuto pensare – oltre ai gruppi di Opposizione Lega Nord e Forza Italia – tre Consiglieri di quella che con un po’ di buona volontà si sarebbe potuta chiamare maggioranza.

Leggi anche:

https://archivio.vercellioggi.it/dett-news?id_portale=2&id=76551

I quali chiedono al Sindaco di porre in essere tutte le azioni in proprio potere per ottenere le dimissioni dei tre Consiglieri di Amministrazione di Atena di designazione comunale: Sandro Baraggioli, Peo Ranghino e Francesco Bavagnoli.

Anche la loro istanza al momento non ha avuto effetto alcuno (il termine assegnato era il 31 dicembre scorso) né si può sapere se sia stata presa in qualche considerazione.

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Sicchè al momento tutto lascia credere che tanto Tucci, quanto Baraggioli, resteranno felicemente ai propri posti.

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Ma, a parte le questioni di posti, resta uno spiraglio per l’ottimismo di chi abbia a cuore realmente gli interessi del Comune e di Vercelli.

Come è possibile?

Perché, ricapitolando, la situazione non è bella.

Prima si proroga fino al 2028 il contratto ad Atena.

Poi si tenta (ci riusciranno?) di incrementarne il valore, adducendo a motivo la differenziata.

Poi si tratta con il Socio di maggioranza come se si fosse sottoscritto un patto leonino, senza essere il leone.

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Quindi?

Quindi la cosa confortante è che, via via che queste evidenze emergono, si fa strada in tutte le persone onestamente alla ricerca del bene comune e dell’interesse della città, l’idea che per il Comune di Vercelli non abbia più nessun senso restare in compagnia di Iren nel capitale sociale di Atena, vedendosi bloccato un enorme capitale finanziario che starebbe molto meglio sul conto corrente di Palazzo Civico.

Sicchè, ormai, molti hanno sdoganato l’idea che si debba vendere anche il 40 per cento di azioni di Atena, ancora in portafoglio al Comune di Vercelli.

Le quali danno un dividendo del tutto aleatorio, nel senso che è per definizione incerto e poi del tutto determinato dalle tecniche di redazione dei bilanci.

Ma nulla più.

Invece, vendendo, ecco gli innegabili vantaggi.

In primo luogo, si recupererebbero i soldi per tornare in possesso dell’acquedotto, come già deliberato dal Consiglio Comunale a settembre scorso.

Leggi anche:

https://archivio.vercellioggi.it/dett-news?id_portale=2&id=75362 .

E resterebbero (è chiaro che sono stime di larga massima, sulla questione si dovranno cimentare analisti di rango che, tra l’altro, un giorno o l’altro si dovranno pur nominare…) approssimativamente altri 50 milioni di euro.

Un vero tesoretto per il Comune, da tenere in sicurezza, investito saggiamente, come vera garanzia per le future generazioni.

Cinquanta milioni di euro sono pochi? Sono tanti?

Per avere un’idea degli ordini di grandezza, basti pensare che la Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli riesce ad erogare ogni anno milioni di euro in beneficenza devolvendo la rendita di un capitale posto a reddito pari a circa 140 milioni di euro.

Sicchè il Comune avrebbe risorse di tutto rispetto per farsela da sé la propria beneficenza, riprendendosi quei soldi che ora sono nella “pancia” di un’Azienda in cui Palazzo Civico, con buona pace di tutti, non conta né punto né poco.