Anno nuovo, vita vecchia.
Qualche
cittadino si sarà chiesto come mai,
nelle Feste di Natale, la città sia
stata un po’ più pulita, il sedime attorno ai cassonetti finalmente libero
da rifiuti lasciati lì – è vero – da persone responsabili di comportamenti poco
civili, ma rimuovere è comunque il lavoro di Atena.
Prima di procedere, preghiamo il Lettore
che abbia desiderio di approfondire questi temi, di volersi cortesemente munire
di un supplemento di pazienza: non sarà un’esposizione breve e – proprio in
virtù di una completezza di argomentazioni – ci auguriamo però che sia almeno
chiara.
***
Si conceda una breve digressione, prima di riprendere poco più oltre il
discorso.
Educare è compito delle famiglie e – eventualmente – delle Istituzioni che
devono certamente promuovere buone pratiche, sanzionando quelle censurabili.
Si tratta di collocare (e soprattutto usare) più telecamere di
sorveglianza, organizzare momenti formativi e, insomma, tutte le cose che
competono alle Istituzioni.
Ma Atena deve pulire.
E’ pagata per questo: 9 milioni di euro l’anno. Senza gara d’appalto,
senza mettere a confronto la propria offerta con il mercato.
Lo dice il contratto stipulato con l’Amministrazione nel 2003 e che poi fu
prorogato fino al 2028 da questa Amministrazione nel 2014, come primo regalo
quasi anticipatore di quelli futuri: infatti la maggioranza delle Azioni non
era ancora stata svenduta ad Iren.
Quindi – passò la tesi, già allora opinabile, peraltro – secondo cui: è un
regalo che io Comune mi faccio da solo, visto che ho il 60 per cento della
società e ne sono l’azionista di controllo.
Ma qualcuno già stava progettando il pacco: svendere a Iren la quota di
maggioranza del capitale sociale.
Sicchè quel regalo ora è al 60 per cento di Iren.
Ma c’è – come si vedrà più oltre – rimedio.
***
Tornando alle pulizie che – passata la Festa… - ricominciano ad essere quelle
di sempre, possiamo concludere che non sia qui allitterabile lo slogan
“educare, non punire” di irenica pedagogia, in quello di “educare, non pulire”
cui pure si era dato fiato nei mesi estivi.
***
Ma andiamo con
ordine.
Cosa è successo durante le Feste di Natale e fino all’Epifania?
E’ successo che Atena ha dato ore di lavoro
in più alla coop.
Andremeda e così gli Operatori della coop. hanno pulito di più e meglio.
Tre le ragioni possibili.
La prima
è che ormai si rendono conto di avere tirato la corda: si ha un bel dire che
Atena fa utili.
Ma se gli utili
derivano dal fatto che non si sostengono i costi per pulire come si deve e,
dall’altra parte, i ricavi sono invece quelli assicurati dal contratto, son
buoni tutti. E di questi utili Iren si prende il 60 per cento.
La seconda
è che nessuno si fida più di come il Comune regge il rapporto con Iren e quindi
bisogna un po’ ripulire non solo la città, ma anche l’immagine dell’Ente.
La terza
è che bisognava compensare con Personale della coop. alle assenze per ferie di
quello aziendale.
Quindi la giulebbe è durata fino alla
Befana.
Il contratto è
stato finalmente applicato.
Ma ora pare
proprio si stia tornando alla dimensione “feriale” del rapporto: si lascia la roba
per strada più giorni.
***
Oggi l’emporio di #ciutitucci offre già queste perle nella “solita” Via
Testi.
Perché
“solita”?
Perché via Testi è la prova provata di come
non stia in piedi il
primo
postulato del Teorema dell’Oriundo: finchè ci saranno i cassonetti, ci sarà sempre
l’immondizia per strada.
Leggi anche:
https://archivio.vercellioggi.it/dett-news?id_portale=2&id=75248
Proprio in Via
Testi e nel punto dove ora si vede l’offerta di #ciutitucci per oggi 9 gennaio,
i cassonetti ci sono stati – e con essi gli abbandoni non conformi – finchè non
li hanno (chissà perché?) rimossi dopo il recente tracciamento delle (e
ridiamo) parodie di piste ciclabili.
Ebbene,
confutando il postulato, si vede benissimo che la rimozione del cassonetto in nulla può per contrastare le cattive abitudini.
Gli abbandoni
irregolari sono esattamente “conferiti” dove prima c’era il cassonetto.
Ora Atena deve
rimuovere anche senza cassonetto: lo dice il contratto.
E sul contratto
e la sua corretta applicazione deve vigilare il Comune, che è il Contraente
esposto per oltre 9 milioni di euro.
E’ una precisa disposizione dettata
dall’Aula del Consiglio
Comunale alla Giunta il 24 novembre scorso, quando passò con 19 voti a zero la
mozione di censura ad Atena Iren.
Leggi anche:
https://archivio.vercellioggi.it/dett-news?id_portale=2&id=76323
La Giunta ha adottato l’Atto di indirizzo che incarichi i Dirigenti competenti di
predisporre le idonee relazioni richieste dal Consiglio?
Per ora non risulta ed è un punto ulteriore
di frattura dei rapporti tra Esecutivo ed
Aula che presenta tanti rischi.
***
Anche la seconda importante istanza votata
dal Consiglio
( vedere un Piano Industriale con un capo e una coda ) con la mozione è stata – a sentire i malumori dei Consiglieri – sostanzialmente
disattesa: invece di una serie di impegni, una sequela di “forse”, “non dipende
da noi”, “quando avranno deciso” e via discorrendo.
Leggi anche: https://archivio.vercellioggi.it/dett-news?id_portale=2&id=76819
Non è fuori luogo ricordare come, in quel nefasto 17 dicembre 2015, quando
il Consiglio Comunale votò la sostanziale dismissione dell’Azienda a beneficio
dei nuovi padroni di Iren, alcuni Consiglieri il cui voto era decisivo si
espressero favorevolmente a due condizioni: investimenti aziendali per 147 milioni di euro secondo il Piano Industriale
allegato alla delibera e 80 nuovi posti
di lavoro.
Che i più
intesero come occupazione aggiuntiva, mentre ora si viene a sapere che si
intendeva anche la copertura del turn over: quindi nuovi nel senso che
sostituiscono i vecchi.
Se oggi dunque
non c’è quasi più nessuno (forse alcuni “giapponesi” del Pd che stanno sull’atollo
nel Pacifico) che ripeterebbe quell’errore, resta il fatto che l’errore c’è.
Anche in questo
caso, vedremo più oltre che non sia irrimediabile.
***
Ma ora si pone all’orizzonte il vero e proprio “affare serio” della raccolta differenziata.
Argomento sul
quale pure il Consiglio, nella stessa seduta del 24 novembre, è stato assai
chiaro dettando alla Giunta la prescrizione:
“Coinvolgere
attivamente la I e la V commissione nel processo di programmazione, attuazione
e gestione di un moderno ed efficiente servizio di raccolta differenziata,
fornendo ai membri e ai capigruppo un piano economico-finanziario e attuativo,
che riguardi anche le modalità di attuazione”.
Quindi è ovvio che il processo di coinvolgimento deve essere compiuto “prima” che la Giunta deliberi e non “dopo”, se no non è più coinvolgimento.
Si tratta di prendere atto che il Consiglio ha sostanzialmente
– in ordine ai rapporti con Atena Iren – commissariato l’Esecutivo.
Nessuno ( o pochi ) si
fida più del modo di trattare tra Comune e Iren fino ad ora appannaggio di
(troppo) pochi i quali hanno sostanzialmente
calato le brache comunali: senonchè le brache non sono le loro, ma dei cittadini.
***
E – a sentire i
rumors degli ultimi giorni – pare proprio che si voglia continuare, ma questa
volta con qualche fantasioso stratagemma in più.
Vediamo quale
potrebbe essere.
***
Intanto, la parte comunque “buona” della notizia.
A differenza di marzo scorso, quando Atena reclamava almeno 700 mila euro l’anno in
più per passare alla raccolta differenziata, ora ne vorrebbe meno, sembra 150
mila.
Ma non si sa
ancora per “cosa”, perché nessun Consigliere ha ancora ricevuto un solo foglio
di carta sul progetto.
E quindi, non
si vede come si possa ottemperare alla prescrizione che deve vedere coinvolte
le Commissioni.
***
Ma in ogni caso è chiara la posizione dei
Consiglieri
che non sono più disposti a trattative con elevato contenuto economico tra
Comune e Iren, semplicemente modificando contratti esistenti.
E’ una materia un po’ complessa, ma vediamo di rappresentarla per grandi
sintesi.
In primo luogo: si sa che si sta parlando di un contratto (raccolta
rifiuti) del 2003 e poi via via aggiornato.
L’ultima
modifica – la durata – come detto, fino al 2028, nel 2014.
Si tratta di
modifiche apportate ad un contratto tra Comune ed Atena, quando quest’ultima
era a maggioranza comunale.
***
Ora invece il Comune è in minoranza (40 per cento del Capitale Sociale) mentre
il Socio controllante è un privato che persegue il fine del lucro (Iren) non
certo la tutela dei cittadini vercellesi.
***
Sicchè vi è chi dice: qualsiasi modifica del contratto con un privato non è
sostenibile, tanto meno con proiezioni di durata addirittura decennali.
Quale allora l’unica strada possibile?
E’ una strada difficile, ma altrettanto difficilmente
bypassabile seguendo illusorie e pericolose scorciatoie.
Si tratta di
seguire questo
semplice e naturale ragionamento che dice più o meno così: se il contratto del 2003, poi
aggiornato, prevede un certo tipo di raccolta, è chiaro che passare alla
differenziata voglia dire, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di
vista del rapporto con gli Utenti, i cittadini, sia ancora dal punto di vista
economico, modificare sostanzialmente e radicalmente quelle vecchie intese.
Che, del resto,
Atena ha sempre detto non fossero convenienti per l’Azienda.
Cioè si è
sempre detto: la raccolta rifiuti non genera utili.
***
Allora saremmo in presenza di un contratto obsoleto, datato, anacronistico, gravato di oneri non più gestibili da ambo le Parti.
La strada più
lineare e trasparente è quella che vuole entrambi i Contraenti procedere a
quella che si chiama “risoluzione anticipata con mutuo consenso”.
In pratica – in
questa, come qualsiasi altra fattispecie contrattuale – si dice: non ci sono
più le condizioni per le quali era stata perfezionata questa modalità
contrattuale.
Ne prendiamo
serenamente atto, nelle reciproca buona fede.
Del resto, si è
sempre detto che questo contratto per l’Azienda non conviene.
***
Cosa succede dopo?
Succede che il Comune è libero di indire
una gara d’appalto
per un nuovo servizio di raccolta differenziata, gara alla quale può
naturalmente partecipare anche Atena.
E allora si
vede cosa può dire il mercato in ordine al prezzo che il Comune è tenuto a
pagare.
***
Il rischio che in questa fase si profila, invece, è quello della
furbata.
Perché è persino possibile che, nella determinazione delle nuove tasse, il Comune (prima la Giunta, poi
toccherebbe al Consiglio approvare o no) possa
dire: guardate Signori Cari, non vi aumento la Tari (cioè la tassa
rifiuti).
Ohibò! Ohibò! –
esulterebbero i superficiali – che bello! Che bello! – avallerebbero i garruli.
Ma invece, con scorno di garruli e superficiali, un conto è non
aumentare la Tari, cioè il costo diretto per i cittadini.
Un altro conto è non aumentare la Tari ma poi, come Comune, riconoscere comunque 150 mila euro l’anno (o anche un euro, non è
questo il problema) ad Atena come maggior corrispettivo per il servizio.
Sui dieci anni
di contratto restanti sarebbe un milione
e mezzo di euro.
***
E chi si
contentasse di leggere il titolo del libro, senza andare oltre, potrebbe dire: ma se non aumenta la Tari per i cittadini,
facciano quello che vogliono, a noi cosa importa?
Invece no, importerebbe, perché se fosse vero che il Comune non aumenta la Tari, ma in qualche maniera riconosce 150 mila euro
in più ad Atena, vuol dire che quei soldi non li prende dalla Tassa diretta, ma li distoglie da altri capitoli.
Che quindi sarebbero compensati con altre e
diverse entrate
tributarie, ma uscirebbero sempre dalle tasche dei cittadini.
Ovvero li
recupererebbe spendendo meno per i servizi erogati al cittadino e quindi
sarebbe sempre il cittadino a rimetterci.
Come si dice
alla Bocconi ( bocconi di pane e salame, si intende ): “ciapa da chi, büta da là”
***
Sin qui le cose tecniche.
Si apre poi il
campo di quelle politiche, le quali hanno occupato in verità ben poco le attenzioni della Giunta dal 24
novembre in poi.
Perché da allora, nessuno pare abbia pensato di dire ad Iren qualcosa come: guardate, cari Consoci di
Iren, non è mai successo in 40 anni di Consiglio Comunale che l’Aula censurasse
così pesantemente l’Azienda (prima Aasm, poi Atena).
In qualsiasi altro contesto, se il Socio avesse preso una posizione così netta,
come minimo si sarebbe proceduto alla sostituzione dell’Amministratore Delegato.
Del resto, è
anche sempre la prima volta in assoluto che un gruppo di cittadini deve promuovere una class action per avere
un po’ di decoro nelle strade.
Insomma:
non è che Atena sia una Squadra di calcio, ma la sostituzione dell’Allenatore è
quasi d’obbligo.
Tanto più che l’Ad Fabrizio Tucci non è che perderebbe il posto: sarebbe
semplicemente mandato a ricoprire altro incarico in Iren.
Ma pare proprio che – da un lato – un siffatto discorso non
sia stato pronunciato, né tanto meno scritto dal Comune a Massimiliano Bianco
e Paolo Peveraro,
rispettivamente Ad e Presidente di Iren.
E
se mai – dall’altro lato - qualche timido e flebile sussurro in tal senso si fosse
effettivamente levato, non avrebbe ricevuto risposta diversa da quella resa dal
dantesco e pittoresco capo manipolo dei diavoli, quel Barbariccia di cui il Vate racconta:
« Ed elli avea del cul fatto trombetta. »
|
( Inferno - XXI, v. 139)
|
***
A tutelare l’onorabilità del Consiglio
Comunale ci hanno
quindi dovuto pensare – oltre ai gruppi di Opposizione Lega Nord e Forza Italia
– tre Consiglieri di quella che con un po’ di buona volontà si sarebbe potuta
chiamare maggioranza.
Leggi anche:
https://archivio.vercellioggi.it/dett-news?id_portale=2&id=76551
I quali
chiedono al Sindaco di porre in essere tutte le azioni in proprio potere per
ottenere le dimissioni dei tre Consiglieri di Amministrazione di Atena di
designazione comunale: Sandro Baraggioli, Peo Ranghino e Francesco Bavagnoli.
Anche la loro
istanza al momento non ha avuto effetto alcuno (il termine assegnato era il 31
dicembre scorso) né si può sapere se sia stata presa in qualche considerazione.
***
Sicchè al
momento tutto lascia credere che tanto
Tucci, quanto Baraggioli, resteranno felicemente ai propri posti.
***
Ma, a parte le questioni di posti, resta
uno spiraglio per l’ottimismo di chi abbia a cuore realmente gli interessi del Comune
e di Vercelli.
Come è possibile?
Perché,
ricapitolando, la situazione non è bella.
Prima si proroga fino al 2028 il contratto ad Atena.
Poi si
tenta (ci riusciranno?) di incrementarne il valore, adducendo a motivo la
differenziata.
Poi si tratta con il Socio di maggioranza come se si
fosse sottoscritto un patto leonino, senza essere il leone.
***
Quindi?
Quindi la cosa confortante è che, via via che queste evidenze emergono, si fa strada in tutte le persone
onestamente alla ricerca del bene comune e dell’interesse della città, l’idea che per il
Comune di Vercelli non abbia più nessun senso restare
in compagnia di Iren nel capitale sociale di Atena, vedendosi bloccato un
enorme capitale finanziario che starebbe molto meglio sul conto corrente di
Palazzo Civico.
Sicchè, ormai, molti hanno sdoganato l’idea che si debba vendere anche il 40 per cento di azioni di Atena, ancora in portafoglio al Comune di
Vercelli.
Le quali danno
un dividendo del tutto aleatorio, nel senso che è per definizione incerto e poi
del tutto determinato dalle tecniche di redazione dei bilanci.
Ma nulla più.
Invece, vendendo, ecco gli innegabili
vantaggi.
In primo luogo,
si recupererebbero i soldi per tornare in possesso dell’acquedotto, come già deliberato
dal Consiglio Comunale a settembre scorso.
Leggi anche:
https://archivio.vercellioggi.it/dett-news?id_portale=2&id=75362
.
E resterebbero (è chiaro che sono stime di larga massima,
sulla questione si dovranno cimentare analisti di rango che, tra l’altro, un
giorno o l’altro si dovranno pur nominare…) approssimativamente altri 50
milioni di euro.
Un vero
tesoretto per il Comune, da tenere in sicurezza, investito saggiamente, come
vera garanzia per le future generazioni.
Cinquanta milioni di euro sono pochi? Sono
tanti?
Per avere un’idea
degli ordini di grandezza, basti pensare che la Fondazione Cassa di Risparmio
di Vercelli riesce ad erogare ogni anno milioni di euro in beneficenza
devolvendo la rendita di un capitale posto a reddito pari a circa 140 milioni
di euro.
Sicchè il
Comune avrebbe risorse di tutto rispetto per farsela da sé la propria
beneficenza, riprendendosi quei soldi che ora sono nella “pancia” di un’Azienda
in cui Palazzo Civico, con buona pace di tutti, non conta né punto né poco.