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TRIPPA PER I GATTI / 727 - Brutta domenica per il Gruppo del Pasqua - A Santhià i Fratelli salutano i Fratelli e se ne vanno - Ma la corsa a Palazzo Civico sconta errori madornali dei gregari - I partiti ci sono ancora?

Succede che, nelle Redazioni vercellesi, nella tarda mattinata di oggi, 31 gennaio, arriva il comunicato con cui il candidato Sindaco Alessandro Caprioglio annuncia l’ingresso nella propria lista della candidata Paola Savio

Dev’essere stato un brutto momento, quello di oggi, domenica 31 gennaio, per il Gruppo del Pasqua.

Bisogna anche capirli.

Si preparano all’aperitivo quando, di botto, ecco la notizia.

Quella che non si vorrebbe mai vedere.

Quella che fa apparire grottesca certa messaggeria su Facebook: Fratelli d’Italia, a Santhià, sta con Biagio Munì.

Con tutto il rispetto per Munì, beninteso, che fa comunque dignitosamente la propria parte e, del resto e come vedremo, quasi nulla di ciò che sta accadendo dipende da lui.

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Ma cosa succede?

Succede che, nelle Redazioni vercellesi, nella tarda mattinata di oggi, 31 gennaio, arriva il comunicato con cui il candidato Sindaco Alessandro Caprioglio annuncia l’ingresso nella propria lista della candidata Paola Savio

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In sé, una notiziola, domenicale, neutra: si capisce che la persona è, come si dice oggi, “di spessore”.

Ma finisce qui.

Finirebbe.

Perché la Signora Paola, da nubile, è Savio.

Da sposata è Tomalino.

E qui – in altri tempi, ora purtroppo ci sono le limitazioni da Covid – ai pensosi convitati sarebbero andate di traverso le prelibatezze della Casa, come la pizza al tegamino, i tapas, le polpette di nonna Imma e tante altre cose originali, sfiziose, di qualità, fino agli invitanti bicchierini di semifreddo, i dopocena, sui quali sovrasta l’imperdibile “pistacchiomisù”.

Insomma, vere e proprie ghiottonerie (ahi!).

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La sete si toglie sempre e volentieri (forse, noi non siamo certo lì a controllare) con un bianco, forse l’ormai tristemente famoso “Arneis”, che porta la responsabilità di avere propiziato le atmosfere intellettuali, culla della candidatura di Andrea Corsaro Sindaco di Vercelli

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Chi è Gianni Tomalino?

Bisogna sapere che Tomalino è un storico esponente, prima di Alleanza Nazionale, poi, da quando c’è Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia.

Consigliere Comunale a Santhià nel periodo di Gilberto Canova, è stato fino a poco tempo fa nel Coordinamento del partito.

Poi, come vedremo tra poco, dopo il 1 ottobre il Coordinamento è praticamente svanito nel nulla.

Ma non anticipiamo i tempi e, anzi, andiamo con ordine.

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PREMESSA CHE SI PUO’ TRANQUILLAMENTE SALTARE A PIE’ PARI, PER CHI SIA INTERESSATO SOLO ALLE ELEZIONI DI SANTHIA’, CHE PUO’ ANDARE DIRETTAMENTE AL CAPITOLETTO: COSA E’ SUCCESSO A SANTHIA’ -

Dunque, per incominciare, un po’ di spiegazione dei termini.

Primo: che cos’è il Gruppo del Pasqua.

Ma, prima ancora, cos’è il Pasqua?

Quello della famiglia Pasqua è un rinomato locale di Santhià che è venuto ad assumere un ruolo importante nelle vicende cittadine e, come vedremo, anche provinciali.

Un po’ come – se i parallelismi hanno un senso - il celeberrimo Caffè “Le Giubbe Rosse” di Firenze.

Che non deve il nome a suggestioni garibaldine (del resto, fu fondato nel 1896), bensì al colore dell’uniforme del Personale addetto ai tavoli.

Non vi è intellettuale del Novecento che non l’abbia frequentato.

Bene.

La politica vercellese si è trovata – negli scorsi mesi – come percorsa, pervasa, permeata da un disagio che non è stato facile nascondere.

Per motivi che non sapremmo ricostruire, ma del resto ininfluenti ai fini di questa esposizione, per qualche tempo non è più stato disponibile il Caffè Marchesi di Vercelli (ora felicemente rimpiazzato da un promettente locale, peraltro, ma nemmeno questo conta, per la presente narrazione).

Di per sé, non una cosa che intersechi direttamente il perimetro della politica.

Nessuna secante, ma – per dir così – una contiguità a suo modo tangente.

Senza il locale, il Ghiottone si è ritrovato, di punto in bianco, privo di un ubi consistam, di una cattedra dalla quale distillare apoftegmi di alta e rarefatta politica, ma ancor più di politologia.

Senza trascurare di dare corpo ad idee sempre capaci di suggestionare, illustrando l’attualità del pensiero liberale moderno: pensare globale, agire locale.

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Ignoriamo chi abbia suggerito di trasferire il cenacolo di intellettuali che attorno al Ghiottone era solito riunirsi, dal Marchesi al Pasqua, ma sta di fatto che tale migrazione sia avvenuta e con un certo successo.

Anche perché, il baricentro della politica vercellese si è trovato (ri)bilanciato non più sul Capoluogo, ormai ipotecato dalla Giunta del Niente, ma proprio sulla città di Sant’Agata e Sant’Ignazio, dove si sono aperti i giochi per la successione ad Angelo Cappuccio.

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Ma se questa spiegazione può dare ragione circa la scelta del luogo, resta da chiarire il motivo per cui si possa parlare di un Gruppo.

Secondo: il Gruppo.

Non sarebbe meglio dire, ad esempio, “il Centrodestra”, oppure, i “dirigenti dei partiti di governo”?

All’apparenza sì, ma, approfondendo un po’ (anche poco) la diagnosi, si hanno sorprese.

Beninteso: questo è ciò quanto crediamo di vedere.

Se qualcuno ha opinioni contrarie, ben lieti di ospitare tutti gli interventi che si vogliono.

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In provincia di Vercelli, Lega e Fratelli d’Italia, di fatto non ci sono più.

Sono contenitori svuotati.

Ohibò!

Possibile?

Vediamo.

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Lega: in tutta Italia, e il Piemonte non fa eccezione, il Segretario Nazionale Matteo Salvini ha aperto la stagione dei congressi, commissariando le singole realtà locali, che ora sono rette (appunto e fino alla celebrazione delle assise congressuali, a data da definirsi) da Commissari.

Il Commissario locale è lo stesso On. Paolo Tiramani.

Che, però, non potrà succedere a se stesso, in quanto, tra gli altri vincoli regolamentari, è posto quello di assegnare le responsabilità politiche a chi non abbia incarichi parlamentari (pare anche di Consigliere Regionale).

Niente di nuovo: si faceva già ai tempi della Democrazia Cristiana; è un problema tipico di quelle forze politiche con il vento in poppa, con esuberanza di risorse umane.

Si vedrà se e quando saranno celebrati (il Covid, ad onor del vero, ci ha messo lo zampino) i congressi e chi sarà il futuro Segretario provinciale di Vercelli della Lega.

Molto probabilmente un alter ego di Tiramani, ma non c’è alter ego che lo sia mai del tutto.

Prima o poi, anche l’avatar più replicante, qualcosa come: ma, in fondo, il Segretario sono io… - finisce per pensarla.

Comunque, non sono problemi di oggi.

Anche perché, se è vero che non ci sono gli organismi dirigenti collegiali a livello provinciale, è altresì vero che, soprattutto in Valsesia, di fatto ci sia un gruppo dirigente esteso, costituito da Amministratori locali, tutto sommato validi ed in possesso di due requisiti fondamentali: sono giovani ed amministrano bene.

In Valsesia.

Più si scende, più le cose si fanno complicate.

Quando poi si arriva a Vercelli si scende e basta.

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Se è vero che questi problemi occuperanno il futuro prossimo venturo e, poi, il traguardo del 2024, quando si dovrà vedere cosa il Gruppo penserà a proposito delle Amministrative al Comune di Vercelli, l’attenzione dei giorni nostri è catturata da altre evidenze.

Perché, se, da un lato, Tiramani non ha attorno a sé gli Organismi dirigenti di un partito con cui confrontarsi e che devono, comunque, decidere (pur concedendo tutto ciò che si deve realisticamente ed anche giustamente concedere alla supremazia del capo) dall’altro lato è vero che, qualcuno, attorno ce l’abbia.

Non gli organismi, ma una corte.

Che è popolata da una varia umanità, certo tutta in qualche modo coinvolta nella politica.

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Tutto abbastanza normale, sempre sin dai tempi della Prima Repubblica.

Però, qui c’è un però.

Perchè il caso vercellese presenta una anomalia, abbastanza singolare.

Il tandem tra l’Onorevole ed il Ghiottone è saldo, a prescindere dal posizionamento politico di Alberto Cortopassi.

Che era il suo reale braccio destro quando stava in Forza Italia e lo è ora, passato in Fratelli d’Italia.

Il reale numero due (e comunque il portaordini) di Tiramani, dunque, sembra essere il Ghiottone, non un esponente della Lega.

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Fratelli d’Italia.

Nel partito di Giorgia Meloni le cose sembrano messe peggio.

Perché, per il momento, il trasferimento del Ghiottone sotto quelle insegne pare avere portato più sconquassi che altro.

Anche Fratelli d’Italia è da ottobre 2020 che non fa più una riunione del Coordinamento provinciale del partito.

E qualcuno pensa, addirittura, che il Coordinamento sia ibernato, o sciolto o forse messo sotto naftalina.

Parlano e agiscono, per i meloniani, il Coordinatore provinciale, il giovane Emanuele Pozzolo, che (lo vedremo anche in altri articoli, tra poche ore) non si presenta ad una riunione senza la vigilanza di Cortopassi.

Il quale Cortopassi è (che risulti) iscritto, ma non ha nessun incarico.

E’ ipsum esse subsistens.

Insomma, una deriva forse tomistica dei rapporti politici, certo interessante da studiarsi, ma che non facilita la diagnosi.

In pratica: Tiramani parla e agisce a nome della Lega, ma nella Lega nessuno può (non fosse altro perché non ci sono gli Organismi) discutere di niente, tanto meno con una visione d’insieme a livello provinciale.

Fratelli d’Italia parla e – tramite il Ghiottone – agisce come Tiramani meglio crede, senza che in nessun Organismo di partito nessuno possa dire alcunchè.

Di tutto ciò sembra proprio che agli Organismi regionali di FdI non importi un bel fico secco.

Il Coordinatore regionale, Fabrizio Comba, ha – dicunt – una leadership un po’ appannata.

Il reale plenipotenziario, ormai saldamente nel cerchio magico di Giorgia Meloni, Andrea Delmastro, della vacuità vercellese pare impipparsene (in un’ottica di breve periodo) tranquillamente.

E bisogna capirlo.

Finchè a Vercelli non matura niente di solido, a livello elettorale dalla nostra provincia può aspettarsi di ricevere solo secchiate d’acqua, non certo candidati ed emorragie.

Bene.

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Come si vede, in tutta questa narrazione non si intercetta mai, né a Santhià, né altrove, dove stia Forza Italia.

Del resto, non più tardi di qualche mese fa, sempre Paolo Tiramani aveva liquidato la pratica Carlo Riva Vercellotti dando dell’incapace al Consigliere Regionale che, di lì a poco, sarebbe stato nominato Coordinatore provinciale dei berlusconiani.

Un modo come un altro per introdurre elementi di moderazione nel dibattito e gettare ponti.

– leggi qui –

Forza Italia è del tutto assente, tanto dal Gruppo del Pasqua, quanto dalle cose di Santhià.

E, riservandoci di tornare in un secondo momento (per non appesantire ora più di tanto il testo) sulle conseguenze di una politica senza partiti, torniamo proprio a Santhià.

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COSA E’ SUCCESSO A SANTHIA’

Diciamo che a Santhià c’è stata la prima uscita ufficiale del Gruppo del Pasqua, la corte di Tiramani, il nido del cuculo.

In un primo momento si direbbe essersi severamente manifestata la frattura profonda ed estesa tra volontà di potenza del Capo e la drammatica insufficienza dei cortigiani.

Volontà di potenza.

Il solo pensare di candidare l’Unto come Sindaco di Santhià (ipotesi su cui si sono, sempre senza confrontarsi con nessun Organismo di Partito, avvitati per mesi) non può che essere la risultante di errori di non secondario momento, gravi soprattutto per un politico (lo diciamo senza piaggeria alcuna) intelligente come Tiramani.

Come quasi sempre accade in queste occasioni, se fosse stato attorniato da collaboratori a loro volta intelligenti, questi gli avrebbero detto un bel “no”, sin dall’inizio e per motivi che è persino superfluo spiegare.

E’ vero che, a Vercelli, con la candidatura di Andrea Corsaro, era andata tutto sommato bene.

Ed è vero che, sempre tutto sommato, tra Corsaro e l’Unto non ci sia questa gran differenza.

Ma è altresì vero che i tempi siano cambiati.

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Essendo, al contrario, circondato da gregari, nessuno (immaginiamo, perché noi non eravamo certo lì) deve avere obbiettato nulla, cercando, anzi, il modo più altisonante per pronunciare il proprio Signorsì.

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Ma il peggio è venuto dopo.

Quando i gregari si sono affacciati ai mondi vitali santhiatesi, per perorare la candidatura dell’Unto.

E vai con le sortite del Sagacissimo Massimo Simion.

Che, dove toccava, lasciava il segno.

C’è ancora gente che vuole tenere segreta la candidatura da questa o quell’altra parte, nel timore di sorbirsi le telefonate del Sagacissimo.

Poi, quelle del Ghiottone.

Da ultimo – dicunt - con il Canova.

Un incontro ispirato ad amicizia e garbo

 

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Insomma, Santhià è il primo posto in cui la “macchina da guerra” del Gruppo del Pasqua va a schiantarsi.

Ma, soprattutto, è il primo posto in cui il Gruppo si manifesta come soggetto politico, paradossalmente scisso dai partiti che si è mangiato.

Come finirà?

On verra bien, come abbiamo imparato a dire, da certe nostre amicizie di Lione.