Il 15 Maggio si celebra la Giornata Internazionale della Famiglia,
proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1994. L’Onu
considera la famiglia come il “fondamentale gruppo sociale e l’ambiente
naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare
i bambini”. Da qualche anno, la dicitura ufficiale di questa festa è stata
cambiata dalle Nazioni Unite in The International Day of Families, dove la
forma al plurale di “famiglie” ha lo scopo di includere tutti i diversi modelli
di famiglia che la modernità ci sta presentando. L’obiettivo principale
dovrebbe essere quello di vedere la famiglia come una risorsa di nuove
possibilità.
L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte interviene per
sollecitare le istituzioni a un maggior impegno perché le famiglie siano
riconosciute nella loro intrinseca complessità ed eterogeneità.
“La famiglia di oggi - afferma Barbara Rosina
(Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) - è caratterizzata da maggiore complessità,
da elementi di frammentarietà ed eterogeneità. Gli assistenti sociali lo sanno
bene, il lavoro ci porta tutti i giorni a lavorare dentro i servizi, con e per
le famiglie. Stiamo toccando con mano i drammi sociali che l’emergenza
sanitaria e il forzato lockdown hanno involontariamente generato all’interno
del sistema delle famiglie piemontesi. La convivenza forzata ha fatto emergere
gli elementi di crisi all’interno dei singoli nuclei familiari, amplificandoli
e rendendoli ancora meno gestibili in un contesto dove gli interventi di tipo
sociale devono tenere conto di innumerevoli aspetti di tipo sanitario. I
servizi oggi si trovano a gestire questa situazione che si evidenzia nella sua
drammaticità sia in riferimento a temi come la violenza intrafamiliare, la
gestione di persone con disabilità o il supporto ad adolescenti che si
affacciano al mondo della devianza sia perché la mancanza di reddito inasprisce
il nervosismo, l’aggressività e condiziona negativamente il modo di vedere le
cose”.
Oltre a ciò, ci sono delle evidenze empiriche da tenere in
considerazione per la progettazione di interventi in modalità online. L’Istat
con il documento “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e
ragazzi”, reso noto il 6 aprile 2020, mostra che negli anni
2018-2019, ben il 33,8% delle famiglie non ha un computer o un tablet in casa,
il 47,2% ne ha uno e il 18,6% ne ha due o più. La percentuale di chi non ne
possiede sale al 70,6% tra le famiglie di soli anziani (65 anni e più), ma
scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minorenne. Nel 2019, il 92,2% dei
ragazzi di 14-17 anni ha usato internet nei 3 mesi precedenti l’intervista,
senza differenze di genere.
Tuttavia meno di uno su tre presenta alte competenze
digitali (il 30,2%, pari a circa 700 mila ragazzi), il 3% non ha alcuna
competenza digitale mentre circa i due terzi presentano competenze digitali
basse o di base.
Rosina aggiunge: “Occorre ricorrere a meccanismi di protezione perché la
disuguaglianza non accresca rendendo così le famiglie inadeguate e depauperate
nelle proprie competenze e capacità. Le politiche per la famiglia si stanno
sviluppando in un contesto dove si rischia di considerare parametri di
intervento e dispositivi tecnici uguali per tutti i contesti, mentre invece è
necessario leggere in profondità i problemi emersi in questa emergenza
sanitaria e saper riconoscere con precisione i bisogni di tutte le forme di
famiglia, perché saranno queste letture che ci permetteranno di intervenire con
maggior efficacia nelle singole comunità sociali nel prossimo futuro. Anche in
questo crediamo che l’apporto della professionalità degli Assistenti Sociali
possa essere strategica e vada valorizzata”.
Luana Boaglio (consigliera dell’Ordine
regionale nonché assistente sociale presso un servizio sociale territoriale)
dichiara: “Non
può esserci salute se non c’è salute sociale e la salute sociale è strettamente
correlata a idonee politiche di sostegno delle famiglie”.
In tal senso il Governo ha preannunciato diversi interventi
di sostegno tra i quali si prevede anche che le famiglie saranno supportate
nella cura dei figli con l’apertura di Centri estivi. Gli assistenti sociali
chiedono che ciò sia di sollievo e non un ulteriore aggravio economico.
Sul tema Boaglio commenta: “Ci aspettiamo a livello centrale e
regionale adeguate risorse, una programmazione lucida e delle regole chiare
perché la realizzazione dei centri estivi si rivelerà uno dei sostegni
principali da offrire alle famiglie per realizzare la ripresa economica nel
nostro paese. Non dobbiamo rischiare che invece diventi un elemento che pesi
nei suoi aspetti critici solo sulle famiglie e di conseguenza sui servizi
sociali dei comuni”.
Redazione di Vercelli