«I have a dream» («Io ho un sogno») è il titolo
del discorso tenuto da Martin Luther King Jr. il 28 agosto 1963 davanti
al Lincolm Memorial di Washigton al termine di una marcia di protesta per i diritti
civili nota come la marcia su Washington per il lavoro e la libertà. Nel suo
discorso esprimeva la speranza che un giorno la popolazione di colore avrebbe
goduto degli stessi diritti dei bianchi.
Si tratta di uno dei discorsi più famosi del ventesimo
secolo ed è diventato simbolo della lotta contro il razzismo negli Stati Uniti.
Spiega Antonio Attinà, Vice Presidente dell’Ordine
Piemontese: «E’
importante oggi ricordare e celebrare la ricorrenza del famoso discorso di
King, centrato sui diritti e contro il razzismo perché, come è ribadito nel
nostro Codice deontologico, la professione dell’assistente sociale è
fondamentale per garantire i diritti umani e lo sviluppo sociale, a tutela
della persona e delle comunità. Si tratta di valori che riflettono l’impulso
morale di tutta una comunità professionale che si impegna a perseguire la
giustizia sociale e a riconoscere la dignità intrinseca di ogni essere umano».
«Gli assistenti sociali – prosegue Antonio
Attinà -, attraverso
la presenza del Presidente nazionale Gazzi agli Stati generali di giugno, hanno
portato davanti al Governo, al presidente Conte, a ministri, vice ministri e
sottosegretari i bisogni e le speranze di cittadini fragili che rischiano di
restare dimenticati dal sistema, ai quali cerchiamo di dare risposte con il
nostro lavoro quotidiano. Come ribadito in più sedi e riconosciuto anche al
livello di stato centrale, gli assistenti sociali appartengono ad una
professione sempre in prima linea, fondamentale per la tenuta del Paese, ancor
più in questi mesi di emergenza sanitaria».
«Siamo preoccupati di quanto sta accadendo in questo
periodo - commenta Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti
Sociali del Piemonte) -, osserviamo un tentativo di riduzione dei diritti, una
esacerbazione dei conflitti, del clima di violenza verbale e fisica. Siamo
preoccupati per tutti gli Evan e i Gioele, le cui famiglie non hanno trovato
soluzioni idonee per far fronte ai loro problemi forse perché, a causa di
un’errata rappresentazione della nostra professione, hanno ritenuto di non potersi
avvicinare al sistema dei servizi per trovare sostegno nelle difficoltà. E non
si può negare la grande responsabilità mediatica e politica nel distruggere a
priori la fiducia non solo negli assistenti sociali ma nell’intero sistema di
protezione e tutela del nostro Paese: il rischio è che le persone si
allontanino e che non si rivolgano agli assistenti sociali quando ne hanno
bisogno. Ma come diceva King nel suo discorso non potremo mai essere
soddisfatti neppure fino a quando a tanti colleghi, persone vere e non astratti
bersagli da social network, saranno indirizzati, per motivi diversi, auguri di
morte o insulti reiterati di varia gravità, crudeltà, intensità. E ancora, non
potremo esserlo fino a quando esisteranno casi Blacke o Floyd chiare
testimonianze del razzismo che ancora oggi è presente nei diversi continenti».
«Sarebbe un grave errore - conclude Barbara Rosina
– smettere di
utilizzare il concetto di sogno, usato da King nei suoi discorsi sin dal 1960,
perché ora, nel nostro contesto, come allora in uno completamente diverso, il
divario presente fra i principi affermati nella nostra Carta Costituzionale e
la realtà è persistente. Il discorso di King fu accolto con favore dal governo
Kennedy, impegnato nella campagna per i diritti civili. Fu considerato un
successo di protesta organizzata, tanto che non venne eseguito neanche un
arresto. Ci chiediamo come in nome dell’auspicata integrazione possa essere
possibile continuare a lavorare in un clima di sfiducia, disinteresse, odio,
scarsezza di risorse, precarietà lavorativa. King esortava gli americani ad
agire affermando «adesso è il momento», ribadiamo a nome degli assistenti
sociali piemontesi, perno del sistema dei servizi di sostegno alle situazioni
di fragilità, che la rotta deve essere invertita. Se non siamo del tutto
responsabili della situazione in cui siamo, lo saremo se non faremo nulla per
cambiarla».
Redazione di Vercelli